Il vin brulè

È facile trovarlo nei mercatini del settentrione e nei paesi dell’Europa del Nord, ma anche alle nostre latitudini ormai sta diventando una bevanda tipica del Natale… parliamo del Vin brulè, chiamato anche Glühwein, Vin Chaude o Mulled Wine (sì, sono la stessa bevanda).

Le fonti non sono concordi sulle sue origini. Di sicuro, già gli antichi Romani preparavano un vino dolcificato ed aromatizzato chiamato “contidum paradoxum”, ma la leggenda fa risalire la ricetta ad Ippocrate, il famoso medico dell’antica Grecia.

Ad ogni modo, parrebbe che l’antesignana della bevanda, l’ipocras (nome rivelatore?), sia stata aggiornata dai frati come rimedio per combattere il raffreddore e poi, attraverso varie modifiche, sia diventata famosa prima in tutto l’arco alpino e successivamente in tutti i paesi freddi europei; ecco spiegato il perché delle varie traduzioni linguistiche.

All’interno del vin brulé troviamo varie spezie tra cui il cardamomo, i chiodi di garofano, l’alloro, cannella e scorza di agrumi, ma non mancano le variazioni: in Inghilterra, ad esempio, per il mulled wine, si utilizzano anche la noce moscata, lo zenzero e i semi di finocchio.

Di sicuro l’ingrediente che non può mancare è il vino: generalmente rosso, esistono tuttavia versioni a base di vino bianco (come in Austria, Svizzera o Veneto).
L’importante è che il vino utilizzato sia corposo, mono vitigno e – soprattutto – di qualità. Ecco perché nelle vostre ricette casalinghe consigliamo di utilizzare il Merlot, il Cabernet Sauvignon o il Sangiovese. Oppure, seguendo la ricetta alto atesina, utilizzare lo Schiava (in tedesco Vernatsch), magari proveniente dal Caldaro o da Santa Maddalena.

Chissà quale vino utilizzeranno come base per il vin brulé nei Mercatini di Natale? 😬