La Lacryma Christi

A cura di Cristina Bozzelli, sommelier FISAR Teramo

La viticultura vesuviana era conosciuta fin dagli antichi romani: ceste d’uva, infatti, sono state ritrovate anche negli scavi di Pompei ed Ercolano.
Nell’ampissimo panorama delle DOC italiane, una delle più conosciute della Campania è il Lacryma Christi, sottodenominazione della più ampia Vesuvio Doc. Ottenuto nella versione in bianco attraverso il vitigno “Coda Di Volpe”, nella versione rosso e rosato sono utilizzate per la maggior parte uve “Piedirosso” (Per’ e Palummo in napoletano).

Oggi vogliamo raccontare due aneddoti intorno alla nascita di questo vino.
Una riguarda la cacciata di Lucifero dal Regno dei Cieli che, precipitando, strappò un pezzo di paradiso che andò a formare il Golfo di Napoli, mentre il corpo dell’Angelo Caduto formò il Vesuvio. Cristo, addolorato per la perdita dell’Angelo più splendente, pianse e dalle sue lacrime nacquero le vite sulle pendici del vulcano.

Un’altra leggenda invece racconta che Gesù si presentò come un viandante presso un eremita per testarne la sua generosità. Gli chiese dell’acqua e per ringraziarlo la trasformò in vino.

Ma è lo scrittore Curzio Malaparte ci ha lasciato una vibrante descrizione nel suo romanzo “La pelle”: “Quel vino aveva un sapore delicato e vivo, che sfumava in un aroma soavissimo d’erbe selvatiche: ed io riconobbi in quel sapore e in quell’odore il caldo respiro del Vesuvio, il fiato del vento sui vigneti d’autunno sorgenti dai campi di nera lava e dai monti deserti di cenere grigia, che si stendono intorno a Bosco Treccase, sui fianchi dell’arido vulcano. E dissi a Jack: “ Bevi. Questo vino è spremuto dall’uva del Vesuvio, ha il sapore misterioso del fuoco infernale, l’odore della lava, dei lapilli, e della cenere, che han sepolto Ercolano e Pompei. Bevi, Jack, questo sacro, antico vino”.

E se lo scriveva Curzio Malaparte, chi siamo noi per non obbedire? 😉