Un prodotto della tradizione contadina
Come per il vin brulé, anche il vino cotto affonda le sue origini in tradizioni contadine millenarie. Si ha notizia della preparazione di questa bevanda già da resoconti dell’antica Roma, dove erano riportate diverse menzioni di vino a seconda del grado di evaporazione del mosto in preparazione.
Il vino cotto è figlio della necessità: i contadini venivano spesso pagati con parte dell’uva raccolta durante la vendemmia, di frequente la parte della peggiore qualità.
La tecnica di preparazione del vino cotto assicurava quindi che il prodotto non si rovinasse e che, anzi, migliorasse all’aumentare della sua permanenza nelle botti. Ancora oggi si parte così, ponendo il mosto appena pigiato in una “callara” di rame, che viene riscaldata sotto fuoco diretto e costante. Si lascia quindi evaporare il mosto di un terzo o di metà del suo volume originario e una volta raffreddato, viene messo a fermentare in caratelli di rovere. Terminata la fermentazione e raffreddato il vino cotto, questo viene rimboccato in botti contenenti il vino cotto degli anni precedenti, dove rimane ad invecchiare.
Questa tecnica presenta delle analogie con il metodo “soleras” utilizzato ad esempio nella produzione dello sherry: si tratta di un invecchiamento dinamico, in cui diverse annate di prodotto vengono messe ad affinare assieme ad annate precedenti, uniformando le qualità ed i profumi del prodotto.
Nel caso del vino cotto teramano, il vitigno di origine utilizzato è il Montepulciano d’Abruzzo.
Dal colore rosso granato, al naso ritroviamo i profumi della confettura di frutta rossa, profumi floreali quali la violetta e la rosa rossa, ma anche caffè, cacao, tabacco, liquirizia, pepe nero e note erbacee.
Il vino cotto viene oggi ritenuto un vino da fine pasto o da meditazione, abbinandogli quindi i dolci tipici della tradizione, come i bocconotti, i caggionetti o le sfogliatelle. Da parte nostra vi consigliamo però di osare, abbinando il vino cotto anche a primi al sugo di carne, alle famose “mazzarelle” oppure con delle salsicce di fegato; infine, provate a gustarlo assieme ad un pecorino stagionato… ci farete sapere 😉