Tra la fine di marzo e l’inizio di aprile in vigna accade l’evento più instagrammato dopo la vendemmia: il pianto della vite. La dinamica sembra semplice, da un tralcio reciso ecco che per qualche giorno la pianta sembra piangere, emette delle gocce di linfa. Nulla che lo studio della fisiologia della pianta non abbia già sezionato, studiato e spiegato. Dopo il poetico lungo inverno, il vignaiolo va in vigna con un paio di cesoie e con accuratezza trancia i vecchi tralci, esegue la potatura. Anni di esperienza, studi, messa in pratica di nuove tecniche, tutto per sapere dove tagliare. Ecco che dopo qualche giorno da quel taglio la pianta comincia ad emettere delle gocce di linfa. No, niente di drammatico, non è un pianto di dolore ma un inno alla gioia e alla rinascita. La pianta fa le prove generali della sua vitalità, respira, rimette in circolo la sua stessa materia, si prepara alla sua missione. Da un punto di vista tecnico si può spiegare così “La fase del germogliamento è preceduta da un fenomeno tipico della vite chiamato “pianto”, ossia l’emissione di liquido dai vasi xilematici a livello dei tagli di potatura: ciò è dovuto da una parte alla riattivazione del metabolismo degli zuccheri (trasformazione di amido in zuccheri semplici) e alla conseguente riattivazione della respirazione cellulare e dall’altra all’elevato livello di assorbimento che caratterizza le radici, che tocca il massimo proprio in questa fase (si ricorda che durante il periodo estivo l’attività radicale è minima) tratto da agraria.com
Quello non è un pianto è un pezzetto del cerchio della vita. Tanto possiamo imparare dal quel taglio. Da un’apparente dolore e sofferenza si rinasce, non è quello che vediamo ma come lo vediamo. Dopo qualche settimana ecco che la pianta germoglierà, la vita continua e darà nuovi frutti. Noi qui ad attendere pazientemente che un altro cerchio si compia.
