A cura di Emanuele Catena, sommelier FISAR Teramo
La città di Marsala è conosciuta per le bellezze architettoniche e per la storia risorgimentale che qui si è compiuta attraverso l’epopea garibaldina e lo sbarco dei Mille.
Ma prima che la storia del Regno d’Italia si facesse, Marsala fu resa celebre grazie al vino che prende il nome da questi luoghi. E dalla grande passione enologica degli inglesi… Un commerciante britannico, tale John Woodhouse, decise di portare in Inghilterra alcune botti di vini della zona e, per evitare che durante il trasporto potessero rovinarsi, volle aggiungere dell’acquavite, così che l’aumento di gradazione riuscisse a conservarle per l’intera durata del viaggio.
Negli anni la capacità imprenditoriale della famiglia Florio fece sì che il Marsala vivesse una vera e propria epoca d’oro, elevandone il nome allo stesso blasone riservato agli Sherry o ai Porto. Purtroppo scelte commerciali mirate al mero aumento della quantità a discapito della qualità fecero sì che negli anni il Marsala subisse un tracollo d’immagine, venendo relegato a liquore dozzinale o a base per dolci. In realtà il Marsala (specie nelle connotazioni “vergine riserva”) è un vino dalla qualità, finezza ed eleganza straordinaria.
Come spesso accade, buona parte di ciò deriva dalla tradizione contadina.
Il Marsala è discendente dei vini perpetui, così chiamati perché conservati in botti di rovere e rabboccati, generazione dopo generazione, con l’aggiunta delle nuove annate a compensare quanto consumato. Questi vini provenivano da vigne vecchie di almeno 30 anni con radici permeate in profondità e capaci di trarne i migliori nutrienti. Le qualità del terroir facevano il resto.
Una botte di perpetuo diveniva la dote per un figlio che traeva matrimonio, al quale veniva “affidato” il compito di tramandarlo nel tempo, oppure lo si utilizzava per festeggiare grandi occasioni. Ancora prima, era utilizzato per pagare il lavoro dei contadini.
Oggi il vino perpetuo è quasi sparito; a conservarne la tradizione rimangono sparute famiglie ed appassionati, come l’enologo Giacomo Ansaldi, il quale conserva una collezione inestimabile di vini perpetui nel suo baglio vicino Marsala.